Il mese scorso abbiamo parlato dell'importanza del corpo e di quanto sia utile mantenere piena la nostra ciotola per non esaurire le forze e preservare il benessere. Nelle prossime settimane parleremo di blocchi, muri invisibili interiori che si radicano sulla percezione e sulle convinzioni che abbiamo rispetto a noi o alle cose del mondo.
Ripartiamo dal corpo.
Anni fa mi sono accorta dei danni dell'ultimo tamponamento guardando una fotografia. Meditavo sulle rive di un laghetto in Trentino e il mio profilo non era lo stesso. Non riconoscevo il mio volto.
Il mio viso era diventato più lungo, quando parlavo spesso mi morsicavo la lingua involontariamente e al risveglio non riuscivo ad aprire la bocca senza una manovra che rischiava di farmi andare la mascella fuori posto, ma lo scoprii solo tempo dopo.
Lo specialista mi disse che avevo vinto una malocclusione e che a causa del trauma avevo perso la memoria masticatoria: in pratica la parte bassa della mia faccia faceva quel che voleva.
Anche la spalla destra aveva riportato un trauma e ancora oggi faccio alcuni movimenti con la stessa flessibilità di mia nonna che ha circa il doppio dei miei anni.
Prima di iniziare a lavorare su questo mi sono sentita inadeguata. Non volevo andare a mangiare fuori perché spesso avevo difficoltà ad aprire la bocca e masticare non era semplice. Potevo dannarmi per questo e continuare a sentirmi inadeguata e arrabbiata - perché dai, quante persone conosci che hanno avuto più colpi di frusta (ero sempre passeggero!) - o lavorare per recuperare il movimento il più possibile. Ho portato il bite per alcuni anni e ora sono in grado di mangiare senza masticarmi la lingua o di parlare senza farmi male alle guance.
“Non muovere mai l'anima senza il corpo, né il corpo senza l'anima, affinché difendendosi l'uno con l'altra, queste due parti mantengano il loro equilibrio e la loro salute.” - Platone
Sto seguendo una formazione professionale. L'ho accennato sui vari social senza entrare troppo nel dettaglio. Desideravo farlo da 24 anni ma ero troppo impegnata a ripetermi in ordine sparso:
"Non puoi, non sei adeguata, non hai il fisico, non hai tempo,
hai due figli, sei vecchia, non hai abbastanza soldi"
invece di permettermi di farlo e basta.
Sto imparando a osservare e accettare il mio corpo per quello che è oggi più che per come vorrei che fosse.
Vedo il mio corpo trasformato dal tempo e dalla premenopausa che avanza, da 2 gravidanze, 4 o 5 colpi di frusta, svariate allergie e onestamente, per anni ho pensato che il corpo contasse poco nel percorso spirituale.
L'ho sempre curato e rispettato. Sono astemia, ho smesso di fumare molti anni fa, faccio meditazione da tempo, evito i cibi che so che mi fanno male, cioccolato compreso (Ah! Sospiro), fiuto le dipendenze fisiche e mentali quindi mi tengo alla larga da tutto ciò che può farmi sentire schiava e non libera.
Quando si parla di corpo, del tuo corpo, dei pensieri e delle emozioni che provi, non devi pensare che il disagio che senti sia per forza patologico ma non dovresti neppure negare un problema quando serve davvero un aiuto.
Se una mattina ti alzi e ti vedi brutta o con la faccia accartocciata dalla stanchezza o segnata dalle preoccupazioni non devi correre per forza dal terapeuta.
I giorni no fanno parte della vita, aiutano a crescere, a riconoscere ciò che non vogliamo e orientarci verso ciò che desideriamo.
Ci sono fasi come l'adolescenza, la gravidanza e la menopausa che hanno un assetto ormonale non troppo stabile: sbalzi d'umore, iper sensibilità, irascibilità e vulnerabilità. Sono fasi fisiologiche e saperlo aiuta a viverle con più serenità e senza sentirti inadeguata.
Quando i giorni no diventano settimane, o addirittura mesi, è necessario chiedere un aiuto professionale e scegliere potrebbe essere complicato perché vedo la confusione rispetto alle competenze.
Vediamo qualche esempio per capire meglio. Non sono esaustivi, ovviamente.
- Se l'umore è depresso e ti senti una nullità, nutri pensieri giudicanti/distruttivi e/o autolesionisti, piangi spesso, hai disinteresse per il presente, continui a rivivere alcune scene del passato serve un intervento psicologico o psicoterapeutico.
- Quando invece la percezione di te non è alterata ma ti senti incastrata in una situazione in cui fatichi a vedere cosa puoi imparare, cosa modificare per avere risultati diversi allora è meglio rivolgersi a una pedagogista (o a figure affini come counselor e coach, tenendo conto delle rispettive competenze e formazioni).
A livello pedagogico il disagio viene gestito in ottica preventiva e inquadrato in una prospettiva olistica ossia tenendo conto di tutta la persona e non solo rispetto a quella specifica criticità.
Si agisce nel presente per creare le condizioni per un futuro più sereno e armonioso.
Il corpo in tutto questo che parte fa?
Se davanti allo specchio l'occhio cade sempre sulla pancia, sul fianco pronunciato, il naso importante, i capelli radi, la pelle macchiata, le unghie fragili ma non senti di valere meno per le imperfezioni, e ci convivi più o meno serenamente, va bene così. Impara a gestire le giornate no, fluiscici dentro, attraversale senza fare opposizione o muoverti contro perché sai che tutto passa. Vai bene così, anche se un giorno ti alzi e ti senti uno straccio. Non giudicarti per questo perché raddoppi solo il problema.
Non siamo dei manichini e riconoscere e guardare il tuo corpo e ciò che senti per ciò che è, e non solamente per come vorresti essere, ti leva dalle spalle e dal cuore un sacco di aspettative inutili e spazza via quel senso di inadeguatezza che spunta ogni volta che incroci un'immagine che ti sembra perfetta.
Pensare che corpo e anima siano solamente due entità separate, errore che ho fatto anche io per anni occupandomi più del secondo, ci tiene sempre nel piano duale. Materia e spirito così faranno a cazzotti a lungo.
Dovremmo imparare dai bambini e vivere la vita in modo più giocoso.
Hai notato cosa fanno quando si fanno male?
Piangono, aspettano il cerotto colorato e poi ritornano a sorridere facendo altri giochi.
Gli adulti invece si chiudono nella tana, fanno confronti e continuano ad alimentare un problema portandoselo dietro per anni.
Esercizio
Prendi carta e penna e prova questo esercizio. Poi lascia un commento o scrivimi per raccontarmi com'è andata.
1. Se guardi la tua immagine allo specchio quanto si discosta dall'immagine interiore che hai di te?
Prova a viverla come fosse il gioco Trova le differenze sulle pagine del cruciverba e osserva bene in cosa si discostano le due visioni.
2. Cosa ti piace del tuo corpo e per cosa gli sei grata? Pensa a tutte le cose belle che ti permette di vivere.
Non ci sono risposte giuste o sbagliate ma ci sono le tue risposte perché siamo esseri unici.
Parleremo di blocchi in modo più approfondito nella sessione di gruppo on line.
Nel frattempo fammi sapere come ti sei trovata con questo esercizio di consapevolezza e auto osservazione.
Benedizioni
Photo by Chris Jarvis
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