Si sente parlare spesso di autostima e autoaccettazione come fossero la stessa cosa ma non lo sono.
Questi due aspetti si reggono su pilastri diversi e sono influenzati da esperienze differenti. Tutto questo come influenza il nostro successo o come decreta un insuccesso? Partiamo dalla paura e dal passato che inevitabilmente ci condiziona.
La paura ti frega
Inutile girarci attorno: quando viviamo un trauma fisico o emotivo ripartire non è facile. Se cadi dalla bicicletta puoi risalirci ma se nell'impatto la bicicletta si è sfasciata probabilmente ti senti una sopravvissuta. Ci sono altre situazioni, piccoli e grandi fallimenti, che modificano la percezione che hai di te stessa e delle tue capacità e ti trovi a fare i conti con le convinzioni limintanti causate da quel fallimento: non sono capace di gestire un'attività, sono una pessima madre, non sono in grado di avere una relazione lunga e duratura, non ho rapporti di amicizia perché mi fregano tutti e altro ancora.
Il nostro passato condiziona inevitabilmente il presente e il futuro finché glielo permettiamo. Essere consapevoli dei blocchi, che impediscono e condizionano ogni movimento, è utile perché consente di riconoscerli, osservarli, imparare la lezione e capire come superarli.
Non pensare a chissà quali magie, ma alcuni di questi blocchi diventano visibili, si fa per dire, anche a livello energetico sull'aura. Semplicemente l'energia modifica il suo flusso e potresti avere dei fastidi che lentamente diventano sintomi. Soprattutto quando l'attenzione si concentra sul piano fisico (sintomo) e non sulla causa che li ha generati (emozione).
Decretare il successo o il fallimento
La letteratura è piena zeppa di storie e ricerche che dimostrano come le parole influiscano sulla riuscita o sul fallimento di un'impresa. Sappiamo bene che il livello d'attenzione e consapevolezza verso il potere di guarigione delle parole non è lo stesso nel mondo. Molto dipende dalla cultura di riferimento. In America sono state fatte delle ricerche che dimostrano come il modo in cui veniva data la diagnosi di tumore influiva in modo sostanziale sul suo processo di guarigione.
9 fattori chiave
Significa che a livello emotivo al momento della diagnosi si poteva creare un ulteriore shock che si aggiungeva alla malattia. La malattia poteva essere percepita come una sentenza di morte o l'inizio di un nuovo percorso difficile, forse, ma con ottime probabilità di riuscita. La dottoressa Kelly Turner (ti invito a visitare il link perché il suo testo è stato tradotto in 22 lingue ma non in italiano, credo meriti una riflessione) ha viaggiato per il globo in cerca dei casi di remissione spontanee dal cancro. Ha sottoposto i pazienti a un questionario che serviva a verificare com'era cambiato il loro stile di vita dopo la diagnosi. Ha stilato una lista di oltre 70 abitudini positive e gli oltre tremila casi da lei esaminati portavano a una lista di una decina di scelte che accumunavano tutti i pazienti. Mi stupì sapere che solo due di queste erano relative al corpo e tutte le altre erano legate alla consapevolezza interiore. Vediamole insieme:
- Cambiare la dieta.
- Prendere il controllo della propria salute.
- Seguire l'intuito.
- Utilizzare erbe e integratori naturali.
- Rilasciare le emozioni represse.
- Aumentare emozioni positive.
- Abbracciando sostegno sociale.
- Approfondire la tua connessione spirituale.
- Avere forti ragioni di vita.
Come si vede solo la dieta e l'assunzione di erbe e integratori sono strettamente legati al corpo. Gli altri parametri lavorano tutti sul piano mentale, emotivo, spirituale.
Napoleon Hill (e dopo di lui altre ricerche lo hanno confermato) nei suoi testi spiega come gli studenti che scrivono le loro intenzioni e motivazioni al momento della laurea abbiamo più probabilità di successo perché avere una visione chiara aiuta a perseguire l'obiettivo facendo le scelte giuste e con maggiore autostima.
Autostima e autoaccettazione non sono la stessa cosa
Autoaccettazione e autostima sono due aspetti diversi. La prima è più legata alla quotidianità mentre l'autostima è un processo più lungo e profondo che tocca corde meno immediate. Parto dalla seconda proprio perché è più pratica e specifica.
Autoaccettazione
Ci consente di guardare la nostra immagine e voler bene al naso storto, ai capelli radi, al chiletto in più sui fianchi ma anche al discorso fatto con qualche incertezza, al testo con i refusi - ehm! cof, cof! - al lancio del prodotto o l'invio della newsletter con il link sbagliato, alla pennellata uscita male rispetto a come l'avevi figurata nella tua mente. Accettare la sbavature non è facile soprattutto quando si è perfezioniste. Su questo bisognerebbe aprire un capitolo a parte sull'inesistenza della perfezione e tante altre menate che avrai già letto in mille siti. La mia esperienza è che in genere il perfezionismo ha origine in giovane età o, comunque, spesso si manifesta dopo un rifiuto importante a cui si cerca di porre rimedio per il resto della vita.
Autostima
L'autostima è il valore che riconosciamo di avere al di là di quello che facciamo. Questa è il frutto della percezione che abbiamo di noi stessi anche come conseguenza dei rimandi che riceviamo dagli altri.
Per questo la costruzione dell'autostima richiede tempo: è nell'interazione con gli altri che il bambino riconosce il proprio valore e da adulto si sentirà più o meno capace o abile nelle varie situazioni di vita. Essere consapevoli del proprio valore significa sapere di valere anche quando un obiettivo non è raggiunto come ci aspettavamo perché l'autostima è un pilastro che ci tiene in piedi e l'autoaccettazione diventa quasi automatica perché la percezione che abbiamo di noi è così solida da non vacillare al minimo errore.
Di contro quando non c'è un buon livello di autostima anche l'autoaccettazione richiede processi più lunghi perché il senso di fallimento diventa una profezia che si autoavvera (effetto Pigmalione) e questo minaccia ulteriormente la percezione che abbiamo di noi stessi.
L'importanza delle parole
La comunicazione efficace e la comunicazione non violenta (CNV) sono due delle tante tecniche che aiutano a capire come comunicare in modo adeguato per fare meno danni possibili. Quando andavo a scuola all'ultimo anno delle medie la commissione elaborava un giudizio in cui si consigliava il percorso scolastico più adatto in base a predisposizioni, capacità, voglia di studiare e rendimento del triennio.
Chi voleva fare l'artistico e si vedeva consigliato un istituto tecnico partiva con la convinzione che avrebbe fatto fatica perché non era dotato per un liceo e figuriamoci il traguardo della laurea!
La stessa cosa avviene quando riceviamo una diagnosi. Se quando ci viene comunicata la notizia riceviamo un'infusione di coraggio e di "Ce la farai, le statistiche sono a tuo favore" questo favorirà il processo di guarigione. Ovviamente sto semplificando perché il tema è ben più complesso.
Un altro aspetto interessante è relativo ai giudizi emessi, in modo più o meno consapevole dai genitori. Quando rimandiamo un giudizio che preveda un limite "Non ce la fai" oppure "Questo è troppo difficile per te", quelle parole possono essere prese in senso assoluto. Anche da grandi l'autostima avrà basi costruite su "Non ce la fai" perché i genitori (come i medici) sono considerati esperti quindi il loro giudizio è sicuramente giusto e mettere in discussione la loro opinione significa dubitare della loro autorevolezza.
Per concludere
Le intenzioni, la motivazione, l'autoironia, l'autoaccettazione e l'autostima non sono accessorie al nostro benessere fisico e mentale. Se ragioniamo per compartimenti stagni, dividendo corpo, mente e spirito, continuiamo a creare separazione e conflitto che si tradurrà in disagio e diventerà sintomo.
Quando pensi e parli, a te stessa e agli altri, puoi fare attenzione a cosa dici e a come lo dici perché rischi di emettere sentenze, stroncare idee sul nascere, invalidare progetti che sono in fase di stallo solo perché non c'è ancora una visione abbastanza chiara. Non so su quali pilastri sia costruita la tua autostima, se il tuo livello di autoaccettazione sia buono o se la tua motivazione vacilli, ma so che ci puoi lavorare perché nulla è scolpito nella pietra e, per fortuna, esistono tecniche di rilascio emozionale rapide ed efficaci che possono aiutarti, qualora tu non sia in grado di farlo da sola, a lasciare andare il passato e a costruire un'immagine di te che sia solida e non condizionata dal passato.
Photo by Steve Halama on Unsplash
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