Quando raccontavo alle persone ciò che sentivo e che, potenzialmente, tutti possiamo percepire, spesso mi sentivo dire che avevo un dono. L'extrasensoriale è un tema delicato e non è facile parlarne ma oggi voglio affrontare un aspetto preciso: la paura.
Non ci credo però evito
"Come puoi dire di voler imparare la sensitività - chiede l'indiano - quando per tutta la vita hai ignorato le urla dell'erba che calpesti? Se veramente vuoi impararla, impara prima a camminare con delicatezza sulla Madre Terra ed esserle grato del permesso che lei ti concede".
Quando si parla di extrasensoriale in genere si hanno due gruppi ovvero gli scettici vs. gli appassionati. Ovviamente in queste due macro aree ci sono infinite sfumature che vanno dal "Sono tutti matti" al "Wow! che cosa meravigliosa poter sentire l'invisibile" ma oggi voglio parlarti di chi non solo ha deciso che ci crede, ma vuole anche riappropriarsi di un certo tipo di sensibilità e sensitività.
Non amo il termine paranormale perché secondo me tutti questi fenomeni sono semplicemente percezioni dei sensi allargati e della coscienza che ancora non sappiamo dimostrare scientificamente ma ci sono infiniti studi che si occupano di capire, spiegare e approfondire questi temi.
La psicologia transpersonale indaga i fenomeni al limite della patologia psichiatrica. Nel libro La seconda vista, la dott. Judith Orloff racconta di come, per gestire le sue percezioni extrasensoriali, le visioni e la paura di non riuscire a gestirle e impazzire, sia passata dall'uso di sostanze stupefacenti al diventare medico psichiatra.
Un dono o una croce?
Non ti nascondo che molte volte più che un dono, ho pensato a una croce da portare. Una croce che in un certo senso avevo scelto perché mi ero allenata parecchio, con costanza e tenacia per sviluppare e gestire bene questo sentire. Avevo 19 anni e pensare di poter parlare con il mio spirito guida mi piaceva un sacco, ricevere aiuto dall'Alto mi faceva sentire protetta. Oggi ho cambiato decisamente approccio, teorie e consapevolezza ma fa tutto parte del mio percorso.
Non è sempre stato facile, divertente ed entusiasmante come lo s'immagina e oggi, dopo oltre vent'anni, sorrido un po' se ripenso al modello che avevo scelto e a tutti quelli a cui mi sono avvicinata con le varie tecniche. Non è facile ricordarsi di cosa siamo capaci come anime dotate di corpo e affinare la nostra capacità di sentire perché bisogna diventare cristallo, tornare a essere puri, scrostarsi di dosso un sacco di convinzioni limitanti, pensieri, abitudini, emozioni, comportamenti che ci fanno vibrare su frequenze dense, molto vicine alla materia e alle emozioni forti come la paura, la rabbia, la tristezza, l'invidia, la disperazione, la solitudine, ecc.
Prova a pensare a come staresti se potessi sentire il mal di stomaco di quello che è seduto accanto a te al bancone del bar, il dolore sul cuore del parente che ha appena avuto un lutto, le lacrime di gioia trattenute da due persone che si ritrovano dopo anni, il tempo che sta per cambiare anche se il cielo è ancora sereno, la sensazione di pericolo prima che accada qualcosa di grave. Entrare in risonanza con tutti questi stimoli non è per nulla facile, ed è solo un esempio.
Di cosa avresti o di cosa hai paura?
Prova a immaginare come sarebbe la tua vita se avessi sviluppato facoltà psichiche. Di cosa avresti paura o di cosa hai paura?
Una ricerca condotta da Charles Tart sugli allievi di un corso per sviluppare facoltà psi (psi = psichiche) tenuto dalla medium Helen Palmer dimostrò che emergevano tre grandi gruppi di paure.
- Perdere il controllo
- Essere considerato strano
- Isolamento
Questi macro gruppi in realtà contengono numerose variabili che hanno un impatto diverso nella vita delle persone. Dato che ho avuto molte esperienze psi, e molto diverse tra loro, posso dire di aver avuto la fortuna, si fa per dire, di conoscere bene il tema della paura in ogni sua sfumatura quindi vediamolo meglio.
Perdere il controllo
Nel momento in cui ci si apre all'ignoto non si sa quale reazione avremo. Potremmo aver nutrito aspettative molto alte e restare delusi dichiarando il nostro sgomento con un: "Beh, tutto qui?“ oppure restare paralizzate dal terrore o scappare e interrompere la meditazione in un secondo. L'ho raccontato in Koru, attraverso i personaggi è più facile.
Se il primo esempio è legato alle aspettative, diversa è l'ipotesi di chi ha paura di perdere il controllo sul proprio quotidiano: venire invasi dalle percezioni, non riuscire ad avere più una vita normale, non gestire il flusso di informazioni che arriva dal sentire.
Altro esempio è: "E se poi vengo posseduta da un'entità negativa?“
Credo che tutte queste tre visioni siano abbastanza terrificanti ma tutte si basano su credenze, superstizioni e scarsa informazione.
Una delle immagini più frequenti su cui si basa questa paura è relativa all'uscita dal corpo o alla medianità vecchia scuola (prestare il corpo alle entità, no, non l'ho mai fatto perché è molto suggestiva come immagine ma non serve) che alimenta il timore circa la possibilità di venire usurpati del proprio corpo.
Per tornare al discorso sui movimenti contro e verso del mese scorso, siamo sicuri che il movimento sia di uscita?
Essere considerato strano
Questo è uno dei motivi che in passato mi ha portato a nascondermi molto. E lo è ancora, in verità. E' la ragione per cui non racconto le mie esperienze e cerco di attenermi al passare informazioni tecniche invece di blaterare continuamente della volta in cui è successo questo o quello. Raccontare episodi psi per me rientra in un discorso di gestione del potere che crea suggestione, paura nell'altro e io non voglio far paura alle persone. Saranno i ricordi dei roghi, non lo so, ma l'idea che le persone abbiano paura di me, mi mette a disagio e mi fa sentire strana. Invece, per molte persone è quasi un prestigio che le persone abbiano timore, dà loro potere, le mette in una posizione di vantaggio e crea legami forti (non certo sani) con l'altro.
Una volta chiesi a una persona, che non vedevo da tempo, come stava. Lei si mise una mano sul cuore e mi rispose: "Perché? Vedi qualcosa che non va?"
No, Santo Cielo! Era una domanda interessata e cortese che non aveva nessun significato nascosto ma io mi sentii così fuori posto che restai mortificata e, ancora oggi, dopo 20 anni questo è uno dei parametri che definiscono e guidano il mio agire, la mia etica in questo ambito.
(Che poi, anche su questo avrei un sacco di cose da dire sul 'codice' che gli operatori psi dovrebbero applicare ma sorvolo tipo frasi dette a metà ecc)
Isolamento
Come ho già detto più volte l'extrasensoriale spesso si accompagna a pregiudizi e cattiva informazione, credenze popolari e superstizioni che non fanno bene a nessuno. Una delle convinzioni limitanti è che sentiamo cose degli altri. Non è così e mi piacerebbe poter chiarire bene questo concetto non spiegandolo ma facendolo sentire perché la differenza è tutta in questo. Chi è dotato di grande intuito o psi spesso tende a isolarsi per proteggere se stesso, per non sentire troppo, alcuni hanno il timore di essere schiacciati (torna la paura di perdere il controllo di cui sopra) quindi scattano delle dinamiche mentali e comportamentali particolari con l'intento di proteggersi.
Tornando al libro La seconda vista l'autrice spiega come spesso le persone che soffrono di attacchi di panico e agorafobia (che è paura degli spazi aperti ma anche di posti molto affollati) in molto casi potrebbero essere persone incosapevolmente empatiche che si trovano a ricevere una serie di emozioni, pensieri e informazioni da tutte le persone presenti in quel luogo. Il loro sistema energetico cortocircuita perché non sono in grado di processare tutto quel sentire. Semplifichiamo: è come se una radio dovesse convogliare non una frequenza per volta ma 10, 100, 300 trasmissioni nello stesso momento.
In passato ho avuto comportamenti evitanti quando soffrivo di DAP. Dopo aver capito che poteva esserci anche altro ho lavorare su me stessa per sentirmi protetta anche in mezzo a molta gente.
Gli ultimi anni da (quasi) babbana sono stati facili e meravigliosi, lo ammetto, ma il messaggio che arriva con sempre più insistenza è che non sto facendo la mia parte, che potrei aiutare un sacco di persone e continuo a evitare il mio compito. Dopo aver letto questo post probabilmente capirai che non è tutto un dono meraviglioso ma ci sono anche diverse ombre emotive e mentali con cui confrontarsi.
Dato che queste paure me le sono vissute tutte, e forse anche qualcuna in più legata alla pratica stessa, forse è facile intuire che ripartire sia come rimettersi sui banchi di scuola. Diventare canale NON è una cosa che si fa con un'iniziazione o una pulizia o apertura dei chakra durante un corso di due giorni (e so bene di cosa parlo) ma richiede esercizio su di sé, tanto lavoro, allenamento, un cambiamento e uno scatto di crescita, studio, comprensione e consapevolezza dei propri strumenti.
Spero che tutto questo discorso non ti abbia spaventata ma, anzi, spero sia un incentivo a voler approfondire il tema.
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