Butto nero su bianco questo post per esorcizzare la paura di non farcela. Ebbene sì, sono mesi che dico "Ok, ora lo finisco" poi succede qualche imprevisto, più o meno importante, e tutto resta com'è. Mentre scrivo potrei darti svariati motivi per cui non scrivere una trilogia, ma se vuoi coltivare l'illusione di diventare come Tolkien o la prossima J.K. Rowling, voglio aiutarti a evitare alcuni errori nel caso in cui il tuo progetto sia così ampio da prevedere una trilogia.
Non sono una scrittrice e credo che non lo sarò mai perché gli scrittori veri hanno un'ossessione per le parole e un'attenzione per i dettagli che non mi appartiente. Sto leggendo un manuale che è stato scritto in 21 anni perché l'autore voleva mettere in ogni parola la sua vibrazione. Ciao proprio! Per me la scrittura, come i mandala o le mie dee, sono un mezzo per parlare di energia, benessere e spiritualità attraverso storie di personaggi che fanno da specchio al lettore. Giocare a incantare con le parole non m'interessa. Preferisco un fraseggio semplice con contenuti strani che belle frasi che stupiscono e non scavano, non fanno venire dubbi. Questione di scelte e di gusto, credo.
Ciò che stai leggendo è il frutto della mia esperienza e del percorso, tra alti, bassi e qualche raschiata sul fondo, fatto con la trilogia di Deana (qui trovi Koru e qui Pikorua). Parlarne come se fosse già finita le darà un calcio nel sedere, è la legge di attrazione. 😉 Devi sapere che è finita, devo solo rileggerla e controllare che tutto fili e fare alcune aggiunte e qualche modifica.
Scrivere è riscrivere
Se vale per un libro vale ancora di più per una trilogia perché cambiare un dettaglio può avere ripercussioni anche su altre parti (o altri episodi) della storia. Scrivere è riscrivere perché, se eviti trucchetti (vedi sotto), il tuo stile cambierà con il passare del tempo e tutto dovrà essere uniformato. Personalmente mi piace vedere l'evoluzione dello stile di un autore, ma quando il salto è troppo mi viene il dubbio che l'operazione di editing e riscrittura sia stata un po' troppo drastica e mi stona un po'. Ovvio, magari dopo dieci anni il cambiamento è lapalissiano, ma da un anno all'altro non può esserci uno stravolgimento totale.
Niente furbate
Dopo il successo dei film de Il signore degli anelli e la saga del maghetto c'è stato il boom di trilogie e storie a puntate. Le case editrici hanno ben accolto questa news perché consentiva di vendere più copie, ma qualcuno ha fatto il furbo e la cosa si è saputa. Scrivere un romanzo grosso e dividerlo in tre non è scrivere una trilogia. In teoria i libri dovrebbero essere scritti in tempi diversi e avere una struttura con una storia che si apre e si chiude all'interno dello stesso episodio e si incastra nella saga.
Anni fa mi regalarono La signora delle tempeste perché quando mi incavolavo si fulminava qualcosa dentro casa o scoppiavano le lampadine. A parte questo dettaglio, lessi il libro e mi piacque molto: aveva un inizio e una fine e si capiva la storia anche se non conoscevo tutti i dettagli o lo sviluppo dei personaggi. Ci sono saghe di ventidue libri. Parliamo di questa scelta folle, ma non chiedetemi di leggerle!
Ok, mi concentro, devo pensare a Manaia - La guardiana. Ti piace il titolo?
Costanza
Quando scrivi un libro solo hai tutto lì, a portata di mano. Inizi a scrivere e nel giro di qualche settimana, se va bene hai la prima bozza. Poi inizia il lavoro meno divertente che si compie in più fasi e mille riletture. Quando decidi di scrivere una trilogia o una saga davvero non immagini la mole di lavoro che ti aspetta. Bello, appassionante, pieno di soddisfazione quando le lettrici ti scrivono per raccontarti il loro personaggio preferito o cosa si aspettano dal seguito della storia, ma è anche snervante come l'ultimo esame all'università che ridai mille volte e non riesci a passare e sei lì, a un passo dalla fine, senti la gente che fa il tifo e tu corri, corri e non vedi il traguardo.
Tempismo
Le storie hanno un tempo per vedere la luce. Hai pescato dal mondo delle idee la trama per il tuo romanzo e pensi che sia originale, unica, e ovviamente bellissima, ma non è così. Elisabeth G. lo racconta bene il Big magic e ho sorriso perché mi è successo in ben due occasioni e mi sembrava pazzesco che qualcuno avesse avuto un'idea tanto simile alla mia. Il fatto è che le idee non sono nostre, ma dell'universo e noi abbiamo il compito di dar loro una forma e manifestarle attraverso le parole. Un libro è intriso dell'energia necessaria a quel momento storico e culturale preciso, non può uscire prima e neppure dopo. O almeno spero perché questo, insieme alle mie resistenze, spiegherebbe i tanti imprevisti.
Ricordati l'obiettivo finale
Uno dei motivi per cui non riuscivo a finire Manaia era che mancava qualcosa ma non sapevo cosa. Gli altri avevano una struttura precisa: Koru aveva i simboli con i doni, Pikorua aveva i simboli delle protezioni e Manaia aveva una storia. Lo sentivo più romanzo e meno spirituale rispetto ai primi e non mi piaceva. Mi sembrava di essermi allontanata dal motivo per cui avevo iniziato a scrivere. Ho scritto la prima bozza del terzo durante la gravidanza e l'ho finito alla velocità della luce, ma quando ho iniziato a rileggerlo questa fretta di finire era chiara. Era uno scrivere per finire e non uno scrivere per raccontare e far riflettere sul mondo invisibile. Mi sono serviti molti mesi, svariate riletture, chiacchierare con alcune persone fidate per avere una visione più ampia per capire cosa mancava a quella storia. Adesso ci sono, so cosa mancava e mi sono mossa subito per rielaborare il testo.
Nell'ultima newsletter parlavo di autenticità, no? 😉
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