Francesca Sanzo è una mamma, una blogger, un’autrice e lavora sul web. Circa un mese fa ha annunciato la sua decisione. Si è data una scadenza e se entro quella data non arriverà al suo obiettivo, cambierà strada.
Non vi voglio svelare nulla. Preferisco sia lei a farlo. Ve la presento.
Sul web sei conosciuta come Panzallaria. In cosa consiste il tuo lavoro?
Mi occupo di contenuti e strategie per il web e i social media: in pratica scrivo per magazine e blog professionali e penso a come raccontare le aziende, i progetti e gli eventi online, soprattutto sui social network come facebook e twitter.
Hai pubblicato un ebook dal titolo Lavorare nel paese dei bambini, edito da Siska Editore. Ci vuoi parlare del dietro le quinte di un libro e di come è stata la tua esperienza. Pre e post pubblicazione?
A me piace raccontare favole, ho anche un blog dedicato a questa passione: www.fabularia.com e quando posso, mi ritaglio un po’ di tempo per lasciare andare la fantasia. Mi piace ascoltare i bambini e raccontare il mondo visto dai loro occhi. Un paio di anni fa ho partecipato a un concorso letterario, bisognava produrre una favola che avesse come tema “la sicurezza sul lavoro”. Ho pensato che il modo migliore per raccontare un argomento difficile fosse farlo dentro a un mondo dove i bambini vanno a lavorare (e fanno i lavori meravigliosi che si inventano i bambini) e i grandi vanno a scuola.
Circa un mese fa, come ho scritto nell’introduzione, hai annunciato sul tuo profilo che ti sei data una scadenza per concretizzare i tuoi progetti. Seguendo il tuo percorso di ritorno alla vita partendo dal corpo fisico, so che questa decisione è frutto di un’evoluzione interiore precisa. Ce ne vuoi parlare?
L’estate scorsa ho deciso di dimagrire perché ero obesa e cominciavo a stare molto male: per anni ho fatto finta di non avere un problema perché il grasso era un cuscinetto perfetto alla vita, alla delusione e soprattutto alla messa in gioco. Un’enorme giustificazione. Specifico che quando ero ragazza non ero grassa, facevo tantissimo sport e stavo proprio bene. Dai 30 anni ai 40 ho preso 40 chili.
Decidere di dimagrire (ci avevo provato molte volte, in questi anni, senza risultati) è stato un processo lungo e faticoso, soprattutto interiore. Ho capito che dovevo cambiare stile di vita e farlo per volermi bene e stare bene. Sono andata da una dietologa e l’11 settembre ho dato il via a questa cosa importantissima per me stessa: oggi peso 21 chili in meno e mi restano 9 chili all’obiettivo che mi sono data. Questa personale “rivoluzione” mi ha messo a nudo di fronte a una serie di meccanismi mentali che è arrivato il momento di cambiare. Ho deciso di avere occhi nuovi sul mondo, sulla mia vita e darmi poche giustificazioni. Conseguenza di questi cambiamenti, sono – necessariamente – decisioni importanti, come quella di darmi una scadenza professionale: se a settembre 2014 non avrò finalmente realizzato alcuni progetti che ho e non lo avrò fatto guadagnando quello che vale il mio lavoro in maniera equa, allora cambierò lavoro.
Non è una decisione eclatante o strana secondo me, ho 40 anni ed è giusto non perdere tempo.
Ho letto che quando guardi le foto che ti hanno scattato ultimamente hai difficoltà a riconoscerti. Cosa significa cambiare la propria immagine mentale partendo dal proprio corpo?
Una domanda davvero difficile. Ancora non sono abituata a riconoscermi nel cambiamento, credo che sia normale quando perdi abbastanza peso. Non so se sono partita dal mio corpo in realtà, forse immagine mentale e fisica, in questo caso, viaggiano di pari passo ma io sono scaramantica e insicura e faccio fatica a rendermene conto.
Comunque ieri ho cambiato tutte le mie foto social in giro per il web con qualcosa di più realistico e contemporaneo e mi sembra già un gran passo avanti.
Ridare la giusta prospettiva alle cose, riprendersi il proprio spazio, riconoscere il giusto valore al tempo che abbiamo e alle nostre competenze. Come ti trovi oggi rispetto a questi concetti e cosa è cambiato?
Oggi mi sento più matura e consapevole e ogni giorno sento che imparo delle cose nuove. Nel mio percorso, ho deciso di imparare a dire alcuni no, per poter dire dei veri si. No al volontariato ad oltranza (ho scelto con chi fare volontariato e non voglio dedicare tutto il mio tempo ad esso), no a tutto quello che non mi fa stare bene o alle persone che tendono ad approfittarsi degli altri ma non danno nulla indietro. No alla vocina che mi dice che non valgo abbastanza: credo di essere molto brava nel mio lavoro e mi sembra giusto valorizzare, io per prima, anche economicamente, i risultati che riesco a ottenere.
In questo salotto si parla di legge di attrazione e di crescita personale. Faccio l’avvocato del diavolo. Non pensi che decidere di mollare, proprio ora che sei consapevole del tuo valore e delle tue capacità, sia un doppio ‘fallimento’? Uso di proposito questo termine perché so che ne abbiamo parlato.
I fallimenti sono sottovalutati: noi siamo la somma dei nostri fallimenti molto più di quanto non lo siamo dei nostri successi. Mi spiego: da un fallimento sei più propenso a imparare per crescere. Io non ho deciso di mollare, mi sono data una scadenza proprio perché amo tantissimo il mio lavoro e spero di farlo ancora per molti anni. Credo che a molti di noi, nell’attuale mondo del lavoro, manchi la concretezza: ci siamo talmente abituati a lavorare “gratis” o guadagnando molto poco, che non ci chiediamo più se è giusto o meno, non teniamo più il conto di quanto ci costa e se è sostenibile.
Io sono convinta che andrà bene e che proseguirò a fare il mio lavoro, ma voglio essere consapevole che guadagno esattamente quello che mi merito e non lavoro per hobby, perché non sono ricca, la mia famiglia non è ricca e posso contare solo sulle mie forze (e quelle del mio compagno), per ciò sarebbe estremamente sciocco lavorare tanto per guadagnare poco.
La crisi non può trasformarsi in una scusa per adagiarsi. Nel bene e nel male.
Se avessi la lampada magica con tanto di genio e potessi esprimere un desiderio per te stessa (la pace nel mondo non vale!) cosa chiederesti e perché?
Vorrei essere più sicura di me. Il perché è insito nella risposta 😉
Grazie di aver partecipato e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti.
Ho letto l’intervista ieri ed ho pensato che fosse una gran bella cosa! Panzallaria è l’esempio del fatto che il cambiamento arriva fuori, dopo essere maturato dentro.
Oggi ho realizzato,burocraticamente,ciò che mi ero data con scadenza a Natale(primo termine), il 23 gennaio(prima proroga).
In effetti dal 23 gennaio non avevo più pensato a darmi una scadenza,sapevo di voler arrivare all’obiettivo e ho agito a tal fine.
Forse le prime due scadenze erano acerbe o magari ho semplicemente avuto necessità di darmi una chance in più..
In bocca al lupo a Francesca per i suoi obiettivi e perchè possa vedere e sentire presto il suo grande valore!
E complimenti a Mathi per l’intervista!